Promuovere la città e i suoi prodotti attraverso la meraviglia e lo stupore del pubblico, questo il fine dell'ambiziosa impresa, nella quale Pistoia avrebbe impegnato le proprie forze migliori sul finire dell'Ottocento: l'Esposizione circondariale per l'industria, la floricoltura e l'orticoltura del 1899.
Un inesorabile processo di rinnovamento degli equilibri economici e produttivi si era, infatti, messo in moto in quegli anni e la nuova classe imprenditoriale, foriera di continue iniziative e proposte, era al contempo mossa sia dal desiderio di affermare se stessa, quanto dalla volontà di far uscire Pistoia dal proprio immobilismo economico e culturale.
Perciò, esattamente come per le molte altre mostre universali, che cominciarono a fiorire nell'Ottocento, anche l'Esposizione circondariale pistoiese nacque accompagnata sia da uno scopo smaccatamente promozionale e propagandistico, di natura squisitamente commerciale, che da un preciso intento pedagogico, quello di addestrare e formare una manodopera qualificata e istruita all'esercizio del bello.
Fu così che, anche a Pistoia, alla sezione dei prodotti industriali e florovivaistici vennero affiancate la Mostra di Arte Antica, la Mostra di Arte Moderna e la Mostra dei Ricordi Storici dell'Indipendenza Italiana, che celebrava il ruolo svolto dalla città nelle lotte risorgimentali. Piante, fiori, manifatture, opere d'arte, stampe fotografiche e cimeli risorgimentali riempirono quindi, per l'evento, gli stand espositivi posti in piazza Mazzini e negli edifici circostanti - come la chiesa di San Francesco e l'ex convento da Sala -, rendendo di fatto l'Esposizione un piccolo ma perfetto esempio delle Expo realizzate in quello stesso secolo sia in Italia che nel resto del mondo.