La confraternita dei giardinieri di Andrea Wulf

 

La confraternita dei giardinieri di Andrea Wulf

E' un libro che appasiona anche i non dotati di pollice verde come la sottoscritta, perché si legge come un romanzo questa vicenda avventurosa dei botanici che nel Settecento hanno contribuito a cambiare per sempre il verde di casa nostra. Sono le esplorazioni e l’ampliarsi dell’Impero coloniale britannico ad aver aperto le porte a semi e germogli di terre lontane, mutando radicalmente l’aspetto dei giardini. Possiamo curiosare con Thomas Fairchild tra le prime piante arrivate dalle colonie, o sfogliare il monumentale dizionario in cui Miller catalogò definitivamente le piante, o incontrare Linneo, il vero coordinatore della botanica, oppure partire per l'Ausralia con Solander in cerca di nuove meraviglie o viaggiare per mare con Bertram, l'infaticabile ricercatore americano di piante autocnone da spedire alla madrepatria. Insomma, possiamo appassionarci a questa “confraternita dei giardinieri” che è stata un’autentica rivoluzione: scientifica, umana, culturale, oltre che botanica.

In un giorno d'inizio estate del 1716, Thomas Fairchild andò nel suo giardino di Hoxton, chiuse la porta del capanno per la rinvasatura e mise in moto una catena di avvenimenti di tale portata che in futuro nessun giardiniere avrebbe mai più considerato le piante nella medesima ottica. E nel contempo la sua iniziativa condusse lo stesso Fairchild, un devoto cristiano, a vivere nel timore della collera divina per il resto della sua esistenza.

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