Quando un archivio diventa storia. Il Fondo Barna Occhini nell’archivio di Sigfrido Bartolini
Giovedì 8 febbraio 2018, ore 17.00
Intervengono Emilio Campanelli, Francesca Rafanelli, Diana Toccafondi e le archiviste Elena Gonnelli, Sara Landini e Pamela Giorgi
Saluti di Simonetta Bartolini e Maria Stella Rasetti
Barna Occhini letterato, critico, scrittore lasciò ancora in vita il suo archivio all’amico Sigfrido Bartolini, certo della cura con cui questi lo avrebbe conservato: un consistente carteggio con oltre cinquanta corrispondenti (fra cui Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Salvatore Quasimodo, Piero Bargellini, don Giuseppe De Luca, Ildebrando Pizzetti, Giovanni Spadolini, Giuseppe Prezzolini, Giò Ponti, Giovanni Michelucci, Carlo Carrà, Pea, Pietro Pancrazi, Emilio Cecchi) per un totale di quasi mille lettere, scritti editi ed inediti, memorie, una rassegna stampa ed inoltre la biblioteca e la raccolta delle sua opere. Nel 2017, nell’ambito del progetto Archivi delle personalità della cultura, promosso da Regione Toscana e Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana, questo importante fondo è stato inventariato, digitalizzato e reso consultabile grazie al lavoro di tre archiviste professioniste (Elena Gonnelli, Sara Landini e Pamela Giorgi) e con il supporto del software ArDes-SAT, realizzato dalla Scuola normale superiore di Pisa. Un lavoro che costituisce un contributo fondamentale non solo per delineare il profilo dell’uomo e del letterato, ma anche lo spaccato di un periodo storico che ha visto il coinvolgimento di Occhini con i più importanti intellettuali e politici del tempo. Toccò dunque a Sigfrido Bartolini incisore, pittore e scrittore conservare le carte dell’amico mosso dalla profonda convinzione dell'importanza di un patrimonio documentario che doveva essere prima o poi recuperato a comprensione del “secolo breve” che si stava concludendo. Il lavoro presentato consegna alla storia del Novecento un’inedita testimonianza, grazie ad un intervento di stampo tradizionale ma dalla forma decisamente moderna che fonda, sulla pratica archivistica del recupero della memoria, la prassi della digitalizzazione e messa online che da tempo ha aperto nuovi e sorprendenti scenari.
Barna Occhini (Arezzo 8 giugno 1905 – Firenze 16 aprile 1978), all’anagrafe Carlo Luigi, assunse il nome Barna in omaggio al pittore trecentesco degli affreschi di San Gimignano. Compiuti studi giuridici, alla professione forense preferì coltivare gli interessi nel campo della storia dell'arte e della letteratura, seguendo la scia del padre, Pier Ludovico, studioso che ad Arezzo aveva istituito la Cattedra petrarchesca e fondato la rivista Vita d'arte. Nel 1932 sposò la figlia di Giovanni Papini, Gioconda, e da lei ebbe tre figli: Simone, Alvise e Ilaria, che sarebbe poi divenuta una nota attrice del cinema italiano. Barna fu storico dell'arte d'indubbio talento, come testimonia la poderosa opera “L'arte classica e l'arte italiana”, pubblicata da Paravia fra il 1940 e il 1947, e i tanti scritti che un'innata pigrizia gli impedì di raccogliere in volume. Fu però anche polemista dalla penna lapidaria e caustica. Nel 1939, chiamato a fare il redattore capo della rivista Il frontespizio, ne divenne di fatto il direttore. Nel 1944 fondò la rivista Italia e civiltà, e nel 1966 Totalità. Fondò infine la casa editrice “l'Arco” intrecciando corrispondenze interessanti e legami importanti con intellettuali del Novecento.